Introduzione di Gregg Miner Questa storia è un ennesimo, raro e meraviglioso scorcio sulla vita, la carriera e gli strumenti di alcuni esecutori e liutai di chitarre-arpa, oggi dimenticati. È resa possibile da una storia secondaria: l'amicizia dell'autore con l'ultimo membro superstite della "dinastia" dei Giulietti, una famiglia di liutai poco conosciuta, costituita da padre e due figli, i quali costruivano o suonavano le chitarre-arpa , svolto durante la lunga fioritura delle chitarre italiane "con bassi volanti". I suoi figli Armando e Giulio divennero musicisti che seguirono le orme del loro padre Tullio: il primo, come costruttore di chitarre, e il secondo come chitarrista. Come era comune per i chitarristi italiani agli inizi del 20° secolo, gli strumenti con bassi volanti erano popolari e il clan dei Giulietti le abbracciarono, sia nel modello con il braccio cavo sia nelle varianti a tiorba. Siamo riconoscenti a Roger Belloni per aver organizzato così
meticolosamente la sua memoria e per aver condiviso le sue fotografie al
fine di preservare e diffondere questa storia sulla chitarra-arpa finora
ignota.
Vorrei anche ringraziare espressamente Marco Bazzotti, Antonello Saccu e Franco Ghisalberti per aver condiviso il loro materiale supplementare sui Giulietti. |
Tullio
Giulietti Tullio Giulietti nacque a Roma nel 1873. Era un
falegname con la passione per gli strumenti a corda in generale e la
chitarra in particolare. Dato che nel 1893 fondò a Milano il suo
laboratorio per la fabbricazione di strumenti musicali, si può ritenere
che sia stato molto talentuoso, essendo autodidatta come liutaio e
avendo appreso solo gli elementi di base dello studio della chitarra da
un conoscente. In seguito studiò i metodi a disposizione all’epoca e
poté sviluppare un tale repertorio che, dopo il suo esordio ufficiale
come solista a circa 30 anni, divenne un liutaio e chitarrista
concertista a tempo pieno. Il numero di artisti italiani del passato che
hanno costruito i propri strumenti e presentato brani musicali da loro
composti o arrangiati è sorprendentemente alto e sembra un tratto
tipico di questo Paese. I concerti di Tullio ebbero un tale riscontro
così buono da parte del pubblico che fu indotto ad avviare dei tour
estesi, che iniziarono con un viaggio in Russia nel 1904 che lo ha
portato fino a San Pietroburgo e incluse esibizioni sia in teatri di
varietà che in più intimi e raffinati ambienti musicali. Dopo essersi
trasferito a Londra nel 1908, dove lavorò costantemente per un po' di
tempo, effettuò tournée in Spagna, Francia, Olanda, Svezia e Svizzera,
rientrando in patria solo nel 1915, anno in cui fu dichiarata guerra tra
Italia e Austria. In mezzo a tutte queste attività nacquero due figli:
Armando a Roma nel 1903 e Giulio a Lugano, in Svizzera nel 1913. Tullio Giulietti è menzionato nel Diccionario de Guitarristas y Guitarreros di Domingo Prat, in entrambi le sezioni dei chitarristi e dei liutai. Prat aveva raccolto le sue informazioni da uno allievo di Tullio, che si trasferì a Buenos Aires. |
Tullio Giulietti (1918 circa), con la sua
chitarra arpa, |
Queste voci sono interessanti anche se limitate ed imprecise. Dopo un errore d'ortografia nel nome dell'informatore (Ermanno Brandazzi pare la versione più verosimile dell'impronunciabile versione di Prat) ha anche mal trascritto il nome proprio di Tullio e l’ubicazione del suo laboratorio (Crescenzago), inoltre le sua date di nascita e di morte sono sbagliate. Le due voci come chitarrista e come liutaio sono pure scambiate per errore. Si riporta (nella sezione dei liutai) che Tullio eseguì estese fantasie di sua propria composizione basate su temi operistici al pari di Taraffo, e (nella sezione dei chitarristi) che introdusse alcune, non meglio specificate, innovazioni nella costruzione della chitarra che "non sono prive di merito". L'unico concerto di cui è fatta menzionè è quello dell’aprile 1923 al Petite Casinò di San Remo. Come nota intrigante, Prat afferma che, sebbene sia stato un grande chitarrista e costruttore, Tullio è stato ancora maggiore come "bohemio" (versione spagnola del francese bohémien), ed era tenuto in grande stima in quanto tale! Questo ci fa intendere come il significato della parola nel '30 potesse essere più lusinghiero di quanto lo sia oggi. Se diamo credito alle voci del più oggettivo Dizionario dei chitarristi e liutai italiani di Benvenuto Terzi (Bologna, 1937) di qualche anno più tardi, semplicemente perché gli scrittori erano più vicini alle fonti, Tullio Giulietti morì il 1 ° aprile 1933 (fatto confermato dalla sua lapide, nota di M. Bazzotti). |
Tullio è sepolto a Milano al CImitero Maggio ( Piazzale Cimitero Maggiore), la tomba è collocata al "Reparto 34 Ossiario 1928 IV fila inferiore" |
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Armando
Giulietti
Armando Giulietti nacque a Roma nel 1903. Iniziò a lavorare nel laboratorio del padre in giovane età e fu in grado di costruire interamente una chitarra fin dall'età di 16 anni. Divenne anche professore di violoncello, insegnando e effettuando esecuzioni come primo solista per lo più in produzioni operistiche. Molte storie riguardanti se stesso e suo padre mi sono state riferite personalmente, dopo che ci siamo conosciuti attraverso amici comuni nei primi Anni ‘70. La sua memoria rimase eccellente fino al suo ultimo anno di vita (1990) e i suoi aneddoti erano dettagliati e ricchi. Per fare un esempio, ecco il motivo per cui non possediamo registrazioni della musica di Tullio (questa storia spiega anche il motivo per cui i membri di questa famiglia erano molto stimati, ma da maneggiare con le pinze poiché avevano una personalità affascinante ma quasi alla Django). Tullio era stato invitato per effettuare delle registrazioni per la prestigiosa etichetta Fonit Cetra, ma proprio mentre registrava il primo brano qualcuno chiuse una finestra e pertanto la matrice fu rovinata. Tullio pazientemente riprese la sua sessione, ma stavolta qualcuno sbatté una porta. A questo punto s’alzò in piedi esclamando "Ne ho è abbastanza, non ho bisogno di questa seccatura né dei vostri dischi" e infuriatosi uscì imperiosamente, privandoci per sempre di poter gettare uno sguardo nel suo mondo musicale! |
A sinistra: Armando Giulietti con l'autore nel 1989 |
Chitarra-arpa di Giulietti
Entrambi i liutai costruirono strumenti conosciuti come " chitarre a bassi volanti". Verso la metà degli Anni 30 il chitarrista Primo Silvestri scrisse un articolo per la rivista "Il Plettro" spiegando che molti pezzi di musica classica e barocca non potevano essere eseguiti in modo efficace su una chitarra normale a sei corde. Ha portato come esempio il preludio di Bach per liuto (suonato in la minore, come faceva Maccaferri) consigliando l'uso di un Re diesis e di un Si nei bassi per dare più vita alla composizione, identificando il desiderio di "imitare gli spagnoli", come una delle ragioni per resistere all'uso di una estesa gamma bassa. Tullio suonava la chitarra con la quale è stato ritratto con corde di seta e acciaio. Lo strumento ed il ritratto risalgono al 1918 circa e l'insolita spalla mancante sagomata per aderire al ginocchio è una caratteristica che sembra renderla unica. Come sorpresa finale, Armando mi ha giurato che questo ritratto (l'originale è molto grande) sia un disegno a penna e inchiostro fatto da uno dei clienti soddisfatti di Tullio, lavorando su una fotografia. È difficile da credere, ma Armando era una persona meticolosa, precisa ed affidabile! A destra: una chitarra-arpa tiorbata con
5-bassi costruita da Tullio per Monzino & Figli |
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Firma di "Tullio Giulietti" |
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L'estensione sembra utilizzare due friction pegs e tre accordatori laterali |
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Giulio, figlio di Tullio, suonava uno strumento simile a quello del padre, costruito da Armando (probabilmente simile a quello della collezione Monzino), con cui incise dei 78 giri, alcuni dei quali ho avuto modo di vedere ma non di ascoltare. Negli anni del dopoguerra Armando si era concentrato quasi esclusivamente su chitarre sul modello Torres e gli fu assegnato il primo premio con la menzione d'onore più alta presso l'Accademia di Santa Cecilia per due strumenti di questo tipo, pertanto la chitarra a 9 corde costruita nel 1958 rappresenta una rarissima eccezione. Dopo tale riconoscimento Armando fu spesso giudice a concorsi di liuteria, in particolare a Terni accanto ad un altro grande costruttore, Gallinotti, ove il vincitore fu Carlo Raspagni, un altro liutaio con cui feci in seguito amicizia. | |
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A sinistra: Un'altra chitarra-arpa a 7-corde con braccio cavo, questa costruita nel 1938 per Monzino & Figli. GLi strumenti di Tullio e Armando erano venduti attraverso il negozio Monzino a Milano. |
Sotto: Due annunci pubblicitari da riviste di chitarra (fornitew da Marco Bazzotti), e una lettera manoscritta di Armando su una nota all'autore |
Le mie chitarre Giulietti
Dopo l’incontro iniziale con
Armando gli commissionai una chitarra folk che egli realizzò basandosi
su un modello Guadagnini modificato. Suonai quello strumento in
Inghilterra ed anche al Jazzland di Vienna, dove fui registrato da uno
spettatore. Durante questo periodo si rivolse sempre a me come Signor
Belloni e dandomi del lei, sempre caloroso e cordiale ma formale tenendo
conto che aveva settant’anni ed io poco più di venti e portavo spesso
camice indiane e sandali, per non parlare dei capelli! |
L´autore nel Laboratorio di Armando nel 1975 |
Durante la mia lunga permanenza negli Stati Uniti ho pensato spesso ad Armando e quando ho deciso che volevo una chitarra classica gli ho telefonato, felice di trovarlo ancora in vita, anche se non più attivo, e disposto a vendermi uno dei suoi ultimi strumenti che aveva finito nel 1983. La nostra ultima immagine insieme lo mostra anziano e fragile, la foto del soldato ancora sulla parete, ora vicino alla finestra, e la dedica sul retro dice “un ricordo”. |
Note finali Qualche tempo prima che acquistassi le chitarre-arpa, mentre ero ancora a San Diego, un giovane cliente entrò nel negozio di Lucio Carbone con due doni particolari. Uno era un vaso di "sangue di drago", una resina molto costosa utilizzata per le vernici, l'altro un lotto di diverse meccaniche in ottone cromato del tipo utilizzato da alcuni liutai italiani per le loro chitarre jazz. Il giovane riferì di averle ritrovate nella spazzatura di fronte al vecchio laboratorio di Giulietti. Sembra che dopo la scomparsa di Armando e della sua vedova, qualcuno abbia gettato nella spazzatura ciò che era rimasto di una vita di lavoro artistico, inclusi forse i modelli in legno (entrambi uomini lavoravano a mano libera), dei legni pregiati, almeno tre chitarre che Armando aveva finito, ma non montato, a causa del glaucoma, alcune rare fotografie, i 78 giri di Giulio Giulietti ed un modesto quaderno a quadretti contenente, nella bella grafia di Armando, l'elenco dei suoi strumenti del dopoguerra con i nomi e i numeri di telefono di tutti i loro proprietari originari. |
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SULL'AUTORE
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Roger Belloni nato a Milano (Italia), ha iniziato la sua carriera professionale a Cambridge (UK) dove, dopo aver suonato in tutti i club locali, all'età di 19 anni è apparso al prestigioso Folk Festival. Ha poi gestito un suo club in Italia ed è stato in tournée in tutta Europa fino a quando, nel corso di un impegno al famoso Jazzland di Vienna (Austria), ha conosciuto il rinomato bluesman John Jackson, che lo ha invitato negli U.S. Roger ha suonato in numerosissimi club e festival ed alla radio e TV in U.S.A., Italia, Svizzera e Messico. Più in particolare, è stato selezionato dall’esperto di blues Steve La Vere (biografo di Robert Johnson) per aprire il primo Black Music Festival di San Diego e dal collezionista di dischi Lou Curtiss per tenere un workshop di chitarra con Sam Chatmon, fratellastro del leggendario Charlie Patton. Nei quasi 20 anni del suo soggiorno negli Stati Uniti, Roger è stato principalmente influenzato dal chitarrista Bill Bryant del North Carolina, allievo di Blind Boy Fuller, e si è anche avventurato nel linguaggio del jazz, suonando con musicisti del calibro di Jimmie Noone, Jr. e il grande sassofonista Eugene Porter (co-arrangiatore di Benny Carter). |
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